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al testo di Annalisa Scialpi
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Sono venuta da te, a prendere un caffè, signora-vestita-a-fiori, ma tu sai dove hai nascosto l'abito più bello?
La tua casa è una grande vetrina di cristalliere lucido noce e antiche porcellane e immobili tenenti ad appassire accanto a velieri consegnati, ormai, a un mare di polvere ferma.
E il vecchio cavallo al galoppo è sempre lì, instancabile nella sigillata teca tra bicchierini per improbabili rosoli e flute per inaccessibili ricorrenze.
Mi hai detto: "Va' pure, in cucina, a preparare il caffè" e c'era anche lì odore di sedimenti, cespi di lattuga lasciati a impietrire tra vuote dispense e nell'aria di chiuso, solo la pietà del sibilo del vecchio frigo.
Ho preso da sola il mio caffè, mentre il parrucchiere finiva la tua permanente, nel fondo l'amaro di un dolore antico come il vecchio pendolo tra ore di gesso.
Ho messo, allora, grani di cioccolato nel caffè che ho lasciato per te, signora-vestita-a-fiori, un grano per ogni amore non consumato, un grano per ogni sole filtrato, un grano per ogni ballo abbandonato prima che fosse mezzanotte, un grano per ogni amore mai nemmeno sognato.
E ora sì che sei bella con la tua permanente, mentre bevi il mio caffè con grani di cioccolato, signora-vestita-a-fiori, oggi che puoi finalmente regalare una lacrima al tuo amore.
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